Marco Marchese, o: lo sport sulla pelle (leggi: abbronzatura!)

Con Nizza '02 hai chiusa la tua carriera di triatleta top. Ma è proprio finita anche con il triathlon praticato in allegria?
in molti mi pongono questa domanda e sinceramente credo di si. Ora come ora ho tantissima voglia di dare uno "stacco" dedicarmi ad altre passioni, e non so se avrò ancora la voglia di riprendere la carriera di triatleta a "tempo pieno".
Non me la sento comunque di escludere nulla e chissà se un giorno realizzerò un sogno che è rimasto nel cassetto...L'IRONMAN DI EMBRUN.
Ad ogni modo il triathlon continuerò a praticarlo, non in gara, ma sicuramente nella vita di tutti i giorni e soprattutto nel corso dei miei viaggi...
quello si è davvero in allegria !!!!

Marco (a sinistra) mentre guida un gruppo Triathlon Travel in quel di Cuba.
Ci siamo conosciuti diverso tempo fa, se ti ricordi: in occasione di un'intervista per Triathlete. La prima cosa che mi dicesti fu "Punto alle Olimpiadi di Sydney".
Stando ai fatti, cambiasti idea poco dopo. Non sono interessato a polemiche vecchie o nuove: mi piacerebbe sapere cosa succede nella testa di un probabile olimpionico di uno sport povero quando il pensiero del proprio futuro si fa forte.
Quell' intervista era davvero un sacco di tempo fa...credo nel 94 o 95 quando il sogno olimpico era l'obiettivo per ogni triatleta che faceva i conti con un altro sport, un triathlon fatto di gare old style (senza scia) nelle quali sinceramente ero molto più competitivo anche a livello di distanze brevi.
L'ho recentemente dimostrato anche a Cipro, dove sono giunto a pochi secondi da atleti che gareggiano in Coppa del Mondo e che normalmente mi darebbero diversi minuti...
Poi il triathlon è cambiato e decisamente anche il livello.Così ho cercato "gloria" nelle distanze lunghe che ho trovato affascinanti e molto più vicine alle mie  caratteristiche e al mio modo di intendere il triathlon, dove la ricerca e l'attenzione ai propri limiti e più importante di qualunque tatticismo o gioco di squadra

Lo chiedo a te perché sei tra i pochi triatleti italiani che "ci ha provato" sul serio, anche all'estero (vedi IronTour), e ora con Triathlon Travel l'impressione è che tu sia riuscito ad unire lavoro e triathlon in un modo tutto tuo.
Quali meccanismi scattano in testa, davanti a certe scelte
?
Per la scelta di fare l'Irontour devo innanzitutto ringraziare la Federazione che mi aveva dato, a quel tempo, l'opportunità che solo io e Mione cogliemmo, altri si tirarono indietro. Non solo l'Irontour fu la mia esperienza all'estero ma (a spese mie) andai spesso a gareggiare in Coppa Europa e anche alla finale di Alanya in Turchia (lasciando dietro anche tanti bei nomi fra i quali un certo Polikarpenko !!). Ero alla ricerca non solo di esperienze agonistiche ma soprattutto capivo che il triathlon era una parentesi della mia vita che andava sfruttata al meglio ed il viaggiare e conoscere era un qualcosa in più che questo sport poteva offrirmi.
Questo spirito "zingaro" è forse il frutto della mia infanzia e adoloscenza, che mi ha visto migrare per il mondo seguendo gli spostamenti per lavoro di mio padre, un ex ufficiale dell'esercito. Inoltre la mia educazione scolastica nel settore turistico e le mie esperienze lavorative (6 anni al ricevimento in un Hotel) mi hanno naturalmente condotto all'idea DI TRIATHLONTRAVEL.
Tutto nacque per gioco nel 1999 fra un gruppo di amici (una ventina) che avevo organizzato nel Mar Rosso. Da li a poco capii che la formula era giusta e grazie ai suggerimenti di un caro amico, Umberto Mazzoleni, anno dopo anno ho proposto vacanze sportive, che a detta dei partecipanti sono, non solo allenanti ma anche e soprattutto molto divertenti !!   

Con Triathlon Travel hai un punto di vista particolare del triathlon nostrano: tutto relax, niente rank, solo gran voglia di pedalare almeno questa è l'impressione. E' davvero così? Come si trasforma il triatleta italiano, una volta in vacanza?
Il triatleta italiano classico non lo so, ma quello che mi segue ai viaggi è appunto un triatleta con uno spirito comune al mio per nulla interessato al rank (non conosco la mia posizione del rank negli ultimi quattro anni e tantomeno mi interessa. Sorrido quando sento parlare di questo e mi sento estremamente lontano da questa filosofia pur condividendo con questi atleti la stessa passione per questo sport)
I triatleti che mi seguono fanno parte di quella categoria di persone che colgono la vacanza come occasione per dedicarsi finalmente a pieno all'allenamento.
Ma al tempo stesso, sempre pronti a farsi travolgere allegramente dalla compagnia e disposti anche a rinunciare a qualche  km in più pur di trascorrere una giornata in barca, o una divertente risalita a nuoto di qualche fiume tropicale o semplicemente  vivere una festa in casa di qualche amico cubano...
Questa è la mia filosofia e questa è la filosofia di Triathlontravel !! Verrà comunque proposto anche il "classico traning-camp" quest'anno ma con una particolarità anche questa volta: un gemellaggio con una squadra francese (scoprirete tutto sul sito di triathlontravel !)

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