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Pettorale 14 (28 febbraio 2003)
Io e mi moglie proveremo ad avere un bambino, quest'anno.
Lei spesso mi dice:
I nostri figli faranno dello sport, per la loro salute fisica e mentale, ma lasciamoli scegliere quali fare. Non insistere per il triathlon!
Sono d'accordo con lei, davvero. Ho perfino nascosto le mini prolughe aerodinamiche da triciclo che avevo ricavato dalle vecchie Syntace che distrussi cadendo in una gara.
Ma qualche sera fa, qualcosa è cambiato.
Siamo andati a trovare una coppia di amici, entrambi triatleti, con uno splendido bimbo di tre anni.
Dopo un'ottima cena, il piccolo mi chiede quale sia stato il mio ultimo numero di pettorale, in gara.
Scusami, Jacopo, non me lo ricordo! risposi.
Vuoi vedere il mio? chiese lui, e senza nemmeno il tempo di dire "sì" aveva già indossato una cintura elastica portanumero con appeso un bel 14 il suo numero preferito, pare, nonché disegnato personalmente da lui.
I suoi genitori in quel momento si sono coperti il viso con le mani, sospirando:
Oh, no...
Jacopo era intanto andato verso il suo triciclo, e lo aveva spostato vicino al divano gridando allegramente:
Zona cambio: pronta!
Poi si lanciò sul divano, chiuse gli occhi stretti stretti e cominciò a "nuotare" tra i cuscini. Dopo un paio di minuti, e con il cambio più veloce che io abbia mai visto, era sul triciclo, e quindi si mise a girare a gran ritmo intorno al tavolo i cosiddetti "adulti" nel frattempo facevano un tifo indiavolato.
Quando si stancò del triciclo lo abbandonò, girò il suo prezioso numero 14 dalla schiena alla pancia per non incorrere nel richiamo di chissà quale arbitro, e cominciò a correre felice intorno al tavolo. La mamma gli passò la sua borraccia personale, e ad ogni paio di giri Jacopo faceva i gesti di bere e di versarsi un po' d'acqua sulla nuca, per rinfrescarsi.
Dopo circa venti minuti in tutto, suo padre dovette fermarlo l'impressione è che forse sarebbe ancora lì a correre, tanto pareva felice.
I miei amici erano preoccupati, la prima volta che Jacopo ha fatto la sua prima gara di triathlon "in autonomia". Poi hanno realizzato che loro non gli hanno mai fatto pressione: stava solo ripetendo ciò che vedeva fare felici mamma e papà, con naturalezza.
Mia moglie, invece, ora è molto preoccupata.
Lei era quella che faceva il tifo più scatenato, ed era l'unica non-triathleta del gruppo...
Non ne parla, ma credo che se il triathlon sarà proposto come gioco e nulla più (approccio con il quale sono d'accordissimo), non ci saranno problemi, per i nostri futuri eredi.
Io sono tranquillo ho già le mini prolunghe pronte...
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